Visita tra i bunker e le casematte di Gela
Con questo articolo vi portiamo in una vista tra i bunker e le casematte di Gela, sicuramente una delle principali mete in Sicilia per quanto riguarda il turismo storico-militare. Non solo, là dove possono essere visitati vi sono molti turisti che non sono altro che diretti discendenti dei soldati (americani e italiani) che sono passati dalle nostre parti.
Si è ormai perso il conto di quante siano le postazioni militari presenti adesso e di quante ne vennero installate in origine. Quello che sappiamo è che, aggirandoci all’interno del territorio, persino all’interno dell’area urbana, spesso capita di scorgerne qualcuno in bella vista.
Quante postazioni rimangono?
Secondo lo storico Nuccio Mulè, vi erano in totale 186 postazioni militari nel nostro territorio. In zone extraurbane, quelle tutt’ora visibili si trovano nelle seguenti aree:
- Provinciale per Butera (24 fortini);
- Contrada Spadaro – Strada Statale 117 bis (15 fortini);
- Contrada Grotticelle (3 fortini);
- Poggio Campanella (9 fortini);
- Contrada Priolo (18 fortini);
- Contrada Monacella (5 fortini);
- Statale 115 direzione Licata-Vittoria (60 fortini).
Vi sarebbero altre fortificazioni che ad oggi non sarebbero state ancora individuate, mentre altre sarebbero state rimosse. Tuttavia, le strutture risultarono poco idonee allo scopo difensivo. La causa starebbe in vari fattori, quali l’arretratezza economica, i tempi di costruzione ristretti, la pianificazione difensiva carente. Vale anche la pena di dire che alcune di queste, poste in zone strategiche agli estremi della città, erano disposte a caposaldo e ben mascherate.
Sempre secondo lo storico, dei 31 bunker originariamente presenti in città ne rimarrebbero 6. Gran parte di questi erano a mitragliatrici, mentre le restanti erano dotate di pezzi anticarro. I bunker ad oggi visibili sono distribuiti tra le zone di Caposoprano (a ridosso delle Mura Timoleontee), Piano Notaro (visibili dalla statale sul rettilineo verso Macchitella), Carrubazza (a ridosso della scalinata in via Niscemi), sopra il porto rifugio e nell’area dell’Acropoli di Molino a Vento.
Vi è un complesso di casematte visitabile in Contrada Caricatore, a pochi metri dal complesso archeologico di Caposoprano. Poco più avanti vi sono i resti di una vecchia fabbrica di liquirizia. Si tratta perlopiù di resti che sono stati smembrati nel dopoguerra.
Oltre a ciò, sappiamo anche che nei pressi di Ponte Olivo vi erano dei rifugi antischegge.
Ponte Dirillo
Una menzione speciale va fatta all’area fortificata del Ponte Dirillo, in contrada Feudo Nobile. Anche lì vi è la presenza dei pillbox delle truppe italiane e naziste. Lì vi fu una delle battiglie più sanguinolente, tra l’82nd Airborne Division e le truppe italo-tedesche. Vi è una lapide commemorativa eretta negli anni ’90 dai militari della base americana di Sigonella in memoria dei compatrioti caduti in quel luogo durante la battaglia del 10 luglio 1943. Ciclicamente, i soldati americani tornano davanti alla lapide in occasione dell’anniversario dello sbarco.
Il signor Cristoforo Ventura, che da decenni si occupa di pulire l’area a titolo del tutto volontario, ha allestito un piccolo museo di reperti di guerra. Per questo suo contributo, ha ottenendo riconoscimenti dalle autorità locali e non. Grazie al signor Ventura è possibile fare un tour guidato nell’area e apprendere di più sugli avvenimenti di quell’epoca.