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Ancora ritrovamenti a Gela

2 diciembre 2020
notizie

I siti archeologici della nostra città continuano a presentare sorprese. Come riportato dal quotidiano La Sicilia, l’ultima scoperta è avvenuta poco prima della fine di novembre nei pressi del lungomare Federico II di Svevia. Si tratta di tre sepolture, a pochi centinaia di metri dall’area di Bosco Littorio, con cui è possibile testimoniare le usanze funerarie di 3000 anni fa.

Proprio come narrato da Omero nell’Iliade e nell’Odissea, i rituali funebri prevedevano per alcuni giorni la costruzione della pira, fatta da cataste di legno, su cui la salma veniva deposta per essere bruciata.  Due delle tombe rinvenute sono orientate a est-ovest, mentre la terza è orientata a nord-sud. Assieme ad esse, i resti ossei dei defunti e residui del rogo. Una delle tre sepolture apparterrebbe a un bambino di pochi mesi, come deducibile dalle dimensioni del cranio in essa rinvenuto. Assieme ai resti, anche un ciondolo a forma di corno, probabilmente lasciato come simbolo funerario di valenza rituale o magica. Non è chiaro se la seconda tomba contenesse il corpo di uno o due adulti, poiché vi era l’usanza di dividere le ossa. Quelle più importanti, infatti, venivano consegnate alla famiglia che li avrebbe chiuse in un contenitore e seppellite altrove. Sulla terza sepoltura sono ancora in corso delle indagini.

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La scoperta è avvenuta grazie ai lavori di demolizione di  un vecchio immobile. Ad operare nei cantieri l’archeologo Gianluca Calà e l’ispettore onorario Antonio Catalano, nominato dalla regione. A dirigere i lavori è stato l’architetto Enzo Insalaco. Il terreno in questione apparterrebbe ad Alessandro D’arma, il quale si è detto entusiasta della notizia. Parte del merito va anche all’architetto Daniela Vullo, e l’archeloga Carla Guzzone, dirigenti della Soprintendenza di Caltanissetta che dispongono sempre dei controlli nei cantieri privati a Gela.

Lo strato di suolo su cui si è operato apparterrebbe al VII secolo a.C., ma al di sotto vi sarebbero dei depositi più antichi. Al momento, si pensa che questi nuovi ritrovamenti possano risalire all’VIII secolo a.C., ma soltanto gli studi potranno confermarne l’effettiva datazione. L’ipotesi è che, quella emersa, possa essere l’area funebre più antica di Gela.

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Le tombe sono affiorate mentre sono in corso i lavori per rendere la necropoli in via Di Bartolo un museo a cielo aperto, finanziati da Open Fiber. Inoltre, gli scavi sono stati effettuati a pochi passi dal sito in cui verrà costruito il Museo del Mare. Si tratta di un periodo d’oro per quanto riguarda l’archeologia nella nostra città.

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