Vittorio Nalbone per Gela le Radici del Futuro

17 noviembre 2018
notizie

Grazie al ruolo di redattore per “Gela le radici del futuro”, oggi ho il piacere di incontrare Vittorio Nalbone e di scambiare con lui quattro chiacchiere sul divano di casa mia.

Vittorio è un giovane gelese di diciannove anni, da considerare, senza dubbio, un’eccellenza per la nostra città.

Garbato, determinato, eclettico, affronta ogni sua attività con impegno e zelo, ricercando e ottenendo sempre il massimo.

So che sei di ritorno da Roma, dove ti è stato conferito un importante riconoscimento, raccontaci un po’.

A Roma, lo scorso 8 novembre, sono stato insignito del titolo di “Alfiere del lavoro”, onorificenza che dal 1961 è conferita ai venticinque migliori studenti d’Italia.

Si tratta di studenti che hanno conseguito almeno 100 all’esame di stato e che abbiano una media molto alta nei primi 4 anni di scuola superiore; quest’anno, ad esempio, avevamo medie comprese tra 9,73 e 10.

Ritengo tale onorificenza molto importante sia perché rappresenta un riconoscimento del lavoro che è stato svolto come studente in questi anni, sia perché mi ha dato la possibilità di conoscere le realtà lavorative più importanti d’Italia. Nella stessa giornata, infatti, sono stati premiati anche i 25 “Cavalieri del Lavoro”, nominati Il 2 giugno dal Presidente
della Repubblica.

Alla premiazione erano presenti il ministro Di Maio, il presidente Fico e altri esponenti del Governo e del Parlamento. Aver stretto la mano al Presidente della Repubblica, senza dubbio, è stata una grande emozione.

Vittorio assieme agli altri “alfieri”, con il presidente della Federazione dei Cavalieri del Lavoro.

Fin da piccolo hai avuto quindi sempre la propensione allo studio?
Sì, fin da piccolo ho dato sempre il massimo perché ho sempre considerato lo studio come un’opportunità e non come una costrizione. Posso affermare di aver avuto degli ottimi insegnanti in tutti i gradi e questo mi ha spinto a dare tanto; la scuola non l’ho mai vissuta come un ambiente opprimente ma come un’opportunità per impegnarmi e per ricevere.

C’è stata mai una materia che ti ha fatto tribolare?

No. Ci sono state materie che ho trovato più congeniali e che hanno suscitato maggiormente il mio interesse mentre ho combattuto, forse un po’ di più, con il disegno tecnico poiché a mano libera.

Essere così brillante a scuola ti ha mai fatto subire qualche fenomeno di prevaricazione da parte di qualche tuo coetaneo?
Fortunatamente no perché in classe sono sempre riuscito a trovarmi bene. Sono stato sempre propositivo e, quando era possibile, ero sempre a disposizione per dare una mano ai miei compagni.
Sono stato, infatti, eletto come rappresentante di classe nei primi due anni e poi, nel successivo triennio, ho coperto l’incarico di rappresentante d’istituto vivendo in maniera attiva i rapporti interpersonali all’interno della scuola.

A tal proposito cosa ne pensi del fenomeno “bullismo”?

Penso che il bullismo sia dovuto a una scarsa collaborazione tra le famiglie, le scuole, gli enti educativi e alla mancanza, per tanti ragazzi, di un modello educativo sano. Spesso i “bulli”, secondo me, sono ragazzi che nascondono problematiche diverse e, per rendersi forti agli occhi del “branco”, ricorrono ad atti deplorevoli nei confronti dei più deboli. Un ragazzo che cresce in un contesto sano, dubito che si porrà il problema di voler sopraffare gli altri.

“Che tu sappia per vivere non viva per sapere”, ti suona famigliare questa frase?
6) Certo! È una frase del mio romanzo “La società raggiante nel mondo di Ogmìdia”, romanzo che ho scritto tra i quindici e i diciassette anni e che ho auto-pubblicato nel gennaio 2017, grazie ad una piattaforma di self publishing, che mi ha permesso di stampare le copie e venderlo digitalmente mantenendone i diritti. E’ stato presentato in vari club e diverse scuole della nostra città per farlo conoscere al pubblico e, in questo momento, sono ancora alla ricerca di un editore.

Il libro “La società raggiante nel mondo di Ogmìdia” pubblicato da Vittorio nel 2017

Com’è nata l’idea di scrivere questo romanzo?

L’ispirazione nasce da una serie di giochi che facevo da bambino. A me piaceva disegnare cartine, ideare posti magici dando libero sfogo all’immaginazione. La fervida fantasia si è andata poi a unire alla forte passione che cresceva in me per la storia e la politica, dando vita a Ogmìdia. Questo mondo lontanissimo da noi in cui, a metà tra un’utopia e la distopia, quasi tutte le nazioni del pianeta sono riunite in una grande confederazione che ha portato prosperità, pace e sviluppo. Ma una grande minaccia a un certo punto incomberà su Ogmìdia.

Tra una pubblicazione di un libro, il conferimento di prestigiose onorificenze e l’impegno allo studio, hai anche tempo per coltivare qualche passione?

Alterno con molto piacere la passione per la scrittura a una seduta in palestra o a un po’ di jogging per tenermi in forma. Come dice Giovenale “mens sana in corpore sano”. Mi occupo anche di volontariato, ho fatto parte dell’associazione “Oltre il muro” che s’interessa di bambini con disagi culturali e autistici. Ho seguito personalmente un bambino autistico a catechismo, e svolto attività di recupero scolastico. Faccio anche parte del “movimento giovanile di Macchitella”, occupandomi della formazione socio culturale di ragazzi tra i quattordici e i diciassette anni.

Da quest’anno so che sei approdato al mondo universitario…
Sì, ho sostenuto sia il test di Ingegneria sia quello di Medicina e ho avuto la grande soddisfazione di superarli entrambi. La mia scelta è ricaduta su Ingegneria e, nella fattispecie, in Ingegneria dell’energia.

Due facoltà agli antipodi per piani di studio e formazione, cosa ha determinato la tua scelta?

Ho scelto Ingegneria dell’energia perché mi sono sentito più attratto da questo indirizzo che mi permette di conoscere tutti i metodi della produzione, del trasporto e dello stoccaggio dell’energia, soprattutto nei campi rinnovabili che, per forza di cose, diventeranno fondamentali per il prossimo futuro.

Si sente spesso parlare di “cervelli in fuga”, in un futuro prossimo pensi anche tu di dover preparare la “valigia”?

Spero che questo non debba accadere, me lo auguro!

Ho avuto la possibilità di studiare al nord presso il prestigioso Politecnico di Torino ma ho scelto di rimanere in Sicilia studiando presso la facoltà di Palermo e sono molto contento di questa scelta.

Quali sono le tue aspirazioni per il futuro?

Diventare un ingegnere energetico e poter lavorare brillantemente nella mia terra per la riconversione energetica. Continuare nel mondo della scrittura perché è una cosa che mi appassiona molto e forse anche un giorno impegnarmi per la comunità in cui vivo scendendo, magari, in politica.

A proposito di futuro, conosci “Gela le radici del futuro”?

Sì, seguo “Gela le radici del futuro” sia su Facebook che visitando il sito. Ho potuto apprezzare le diverse iniziative volte a far conoscere la città e le sue tradizioni che personalmente spesso non conosco proprio perché essendo di famiglia non gelese, tante realtà le vado scoprendo soltanto quando qualcuno me le presenta. Visitando il sito scopro quindi tradizioni culinarie, nozioni storiche e curiosità che per me è un vero piacere leggere.

Una cosa che ami di Gela…

Amo in particolar modo i tramonti che Gela ci offre e ne rimango estasiato. Se faccio jogging all’ora del tramonto, mi piace terminare l’allenamento scendendo in spiaggia per godere maggiormente dello spettacolo del sole che si tuffa in mare.

E una cosa che invece non ami…

Non mi piace e allo stesso tempo provo una grande rabbia nei confronti dei miei concittadini, tutte quelle volte che siamo disfattisti, che accettiamo le situazioni così come sono; il gelese, più di altri, incarna quello spirito gattopardesco di rassegnazione, dell’immutabilità delle cose; per noi tutto va male e nulla può cambiare! Non ci spendiamo per la città ma siamo pronti a lamentarci. Ci sarebbe da cambiare mentalità con un’attività costante di formazione, motivo per il quale m’impegno con dedizione per e con i giovani della città.

Quale potrebbe essere un tuo suggerimento per un rilancio positivo dell’immagine della nostra città?

Penso che possa nascere dal rispetto che ognuno di noi deve infondere nella nostra amata Gela. Dovremmo far sì che possa innanzitutto essere una città presentabile, magari partendo da una raccolta differenziata migliorata sia da parte delle istituzioni, che possono sicuramente fare di più, sia da parte del cittadino. Gela possiede innumerevoli ricchezze che, purtroppo, spesso non sono preservate e valorizzate.

Salvatore Aldisio, probabilmente il gelese più importante negli ultimi 100 anni, a una riunione della Democrazia Cristiana disse al mio bisnonno, che all’epoca era il sindaco di Mazara del Vallo: Gela è un paese di coppole, ognuno guarda fin dove arriva il suo sguardo a terra, nel proprio giardino, poi il resto non gli interessa. In oltre sessanta anni la situazione non è che sia cambiata molto. Cerchiamo quindi di ribaltare questa costante di scarso senso di comunità soprattutto facendo leva sui giovani! Questa città può e deve sicuramente cambiare in meglio.

C’è una o più persone che vorresti ringraziare in particolar modo?
Chiaramente ringrazio, in primis, i miei genitori che mi hanno sempre sostenuto, accompagnato nello studio e che mi hanno fatto nascere l’amore per il sapere e la conoscenza in tutti gli ambiti; ringrazio anche i miei insegnanti che hanno saputo instillare l’amore per la propria materia e anche i miei compagni che, accompagnandomi nel mio percorso, hanno dato il loro prezioso contributo a rendere migliore la mia esperienza scolastica.

Vittorio con i genitori Fabio Nalbone e Lucia Putaggio e il Cav. Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, appena nominato dal Capo dello Stato

Ringrazio vivamente Vittorio per la sua disponibilità a rispondere alle mie domande.

Lo ringrazio, in particolar modo, per il suo “modus operandi”, che può e deve rappresentare, a mio avviso, un monito per molti, affinché possano essere spronati e incoraggiati nella realizzazione dei propri obiettivi, nel rispetto delle regole e della città stessa.

A Vittorio, il mio augurio per un futuro “raggiante” e ricco di altri lodevoli grandi successi.

Vittorio assieme a Francesco Bracciaventi, autore dell’intervista

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