Eschilo
Eschilo nacque ad Eleusi nel 525 a.C, città a 20 km da Atene.
Partecipò alle guerre persiane, fu attore, musicista ma soprattutto un grande tragediografo.
Eschilo è da sempre considerato il padre della tragedia greca che apportò molte innovazioni e modifiche nella rappresentazione delle tragedie oltre che nella loro composizione.
Tra le mutazioni apportate allo schema della tragedia, si sottolineano l’introduzione del secondo attore, il dialogo e infine i componenti del coro greco, vengono diminuiti a dodici .
Anche la lingua dell’epoca assume un nuovo tono.
Attraverso le sue tragedie, Eschilo interpreta il mondo che lo circonda e i suoi contemporanei con i loro dubbi, aspirazioni, passioni, riflessioni e problematiche.
Tema costante è dunque il rapporto tra l’uomo, essere razionale e responsabile, e le divinità che rappresentano il fato. Così ,l’uomo sembra essere fautore del proprio destino e libero nelle sue azioni e scelte, mentre a volte è assoggettato a una forza superiore per cui l’uomo è una pedina nelle mani degli dei.
Sono proprio le divinità, secondo la visione religiosa del tragediografo, che alla fine fanno trionfare la giustizia nel mondo.
La principale opera mai scritta è l’Orestea: una trilogia composta dall’ Agamennone, Coefore ed Eumenidi. Un’ opera che ci è giunta per intero.
Delle circa novanta opere da lui scritte, solo sette ci sono pervenute, e non tutte complete.
Dopo le vittorie contro i Persiani, contrariato dagli sviluppi politici, Eschilo si trasferì a Gela, dove morì nel 456 a.C, perché, cosi’ come narra la leggenda,fu colpito da una testuggine lanciata in volo da un’aquila che scambiò la testa pelata di Eschilo per una roccia.