U ghiumminu

U ghiummino

4 Gennaio 2019
giochi antichi

La rubrica dedicata ai giochi di una volta nasce con l’intento di far conoscere ai più giovani come, i propri genitori, trascorrevano piacevoli giornate, ricorrendo a giochi semplici che, ahimè, rischiano di perdersi nella memoria.

Quando gli smartphone o i tablet non erano ancora nati, i ragazzi trascorrevano ore e ore per le strade, in compagnia di combriccole di amici, all’insegna del sano divertimento.

Si ricorreva a giochi semplici, giochi realizzati con materiale povero, giochi scaturiti dalla fervida fantasia.

Ci si divertiva così, all’aperto, senza spendere soldi, senza distinzione di ceti, socializzando tutti, dando sfogo a tutte le irrequietezze e ricercando quella libertà che nelle case non si poteva certamente avere.

Sarebbe auspicabile far conoscere ai ragazzi di oggi i giochi semplici del passato, e poter far rivivere così le emozioni dei vecchi e sani giochi di una volta!

Oggi proveremo a “ìucari ‘cco ghiummino

U Ghiummino

 

Quanti lunghi pomeriggi passati a giocare con il mio fido “ghiummino”, tra i tanti giochi di un tempo è stato indubbiamente il mio preferito.

Ci si ritrovava con gli altri maschietti, e si sceglieva uno spiazzo libero da usare come “campo di battaglia”.

Si iniziava eseguendo la “lazzata”, ovvero, attorcigliando la cordicella sul “ghiummino”.

Una estremità della cordicella terminava sempre con un tappo appiattito di plastica o di latta, che consentiva una presa salda durante il lancio.

Si lanciavano contemporaneamente i vari “ghiummini” sperando che il proprio girasse più a lungo degli altri.

Il “ghiummino” che terminava prima la sua rotazione, doveva subire la penalità detta “a pizziata” da parte degli altri giocatori.

Noi delineavamo con un gessetto o una pietra un cerchio abbastanza grande, all’interno del quale veniva inserito il “ghiummino” che doveva subire la penalità.

A turno, si procedeva a lanciare il proprio “ghiummino” per infliggere la “pizziata”

I più bravi riuscivano a compiere delle vere e proprie evoluzioni, riuscendo a spaccare di netto il “ghiummino” del malcapitato con un lancio ben assestato.

I meno bravi si limitavano a lanciare il “ghiummino” all’interno del cerchio, e poi, aiutandosi con la cordicella, lo facevano avvicinare fino a toccare quello dell’avversario.

Un’altra tecnica che ricordo, era anche quella, che prevedeva di riuscire a far “salire” il “ghiummino” sul palmo della mano e a questo punto, farlo cadere di punta sul “ghiummino” che doveva ricevere le “pizziate”.

E poi, come non citare la tecnica che noi chiamavamo della  “campana”; si doveva riuscire, con la cordicella, ad eseguire un nodo alla punta del proprio “ghiummino” mentre roteava, bloccandolo e da li…colpi a più non posso al povero “ghiummino” del malcapitato !

Le ore passavano in spensieratezza, e si tornava a casa con il fido “ghiummino” ben conservato nelle tasche dei calzoni, felici che, nonostante avesse riportato qualche segno di “combattimento” fosse pronto per scendere nuovamente in campo!

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