Caporalato: a Gela nasce uno sportello di ascolto e orientamento legale

13 Aprile 2024
notizie

Oggi, sabato 13 aprile, alle ore 10, a Gela sarà inaugurato è uno sportello di ascolto e orientamento legale per combattere il caporalato.

Si tratta di uno dei presidi fissi previsto dal progetto InTRATTAabili, promosso da un ampio partenariato guidato da ARCI Basilicata, e di cui fanno parte anche ARCI Sicilia, l’Associazione i Girasoli di Mazzarino e il Comune di Pachino. Lo sportello si trova in via Maurizio Ascoli ed è gestito da ARCI Le Nuvole.

Il Circolo ARCI Le Nuvole” di Gela è un’associazione di promozione sociale che opera nel territorio di Gela per promuovere nuove forme di aggregazione tra le persone con l’obiettivo di favorire la partecipazione attiva dei cittadini di qualunque età, sesso o condizione sociale alla vita della comunità.

Luciana Carfì, presidente del Circolo ARCI Le Nuvole, ci ha parlato delle difficoltà che molte persone sono costrette ad affrontare in merito a condizioni lavorative non propriamente idonee. Non soltanto i migranti, ma anche tanti giovani e meno giovani che, pur di non abbandonare la propria terra natìa, si trovano costretti ad accettare proposte lavorative non propriamente ascrivibili all’ambito della legalità.

Se c’è una cosa che emerge forte è la grande solitudine delle famiglie che sono costrette ad affrontare da sole tutte le difficoltà sociali, abitative, lavorative. Si tratta spesso di persone isolate che vengono coinvolte in diverse attività, al fine di consentire loro di costruire legami, fare comunità ed evitare che ognuno si chiuda nelle proprie difficoltà. Così, attraverso l’associazione, possono in qualche modo trovare delle soluzioni ai loro problemi”, continua la Carfì.

L’inaugurazione dello sportello

Il progetto InTRATTAabili intende creare in Sicilia, Campania e Basilicata, un sistema integrato di transizione al lavoro dignitoso e di integrazione socio-economica per vittime o potenziali vittime di sfruttamento lavorativo impiegate nel settore agricolo e nell’ambito domestico e di cura alla persona.

Uno sportello fisso offrirà servizi di ascolto e orientamento legale, stabilendo la gravità della situazione di sfruttamento per decidere quali percorsi personalizzati attivare. Prevista anche la segnalazione attraverso il numero verde per titolari di protezione UNHCR, servizio gratuito nazionale gestito dal partner Arci APS, e l’attivazione di uno sportello donna.

Saranno realizzate anche attività di formazione, per operatori e beneficiari, su assessment sociale delle imprese del settore agri-food e supporto alle necessità pratiche di trasporto sicuro da e per i luoghi di lavoro e ricerca del lavoro.

Sarà inoltre favorita l’integrazione sociale e comunitaria dei beneficiari mediante attività sociali, ricreative e laboratoriali co-progettate.

Abbiamo fatto alcune domande in merito a questo bellissimo progetto a Giuseppe Montemagno, presidente di ARCI Sicilia.

Come nasce il partenariato Basilicata-Campania-Sicilia in merito alla questione del caporalato? Sono territori accomunati da percentuali simili in merito a questa tematica?

Il progetto InTRATTAbili si inserisce all’interno del lavoro costante che la rete associativa ARCI porta avanti in tutta Italia per tutelare i diritti delle persone meno garantite socialmente, migranti e non, lavoratrici e lavoratori spesso invisibili, sfruttati e costrette a vivere in condizioni di marginalità.  La scelta specifica di Basilicata, Campania e Sicilia è finalizzata a dare continuità ad una precedente esperienza progettuale (SIPLA Sud) in cui erano già state impegnati insieme alcuni dei partner di questo progetto. Sono territori dove il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento economico e sociale, soprattutto di persone straniere, è abbastanza diffuso in particolare nel settore agricolo ed in quello del lavoro domestico. Sono migliaia le persone impiegate in nero in alcune aree delle tre Regioni coinvolte, senza alcuna tutela, sottopagati e costrette a lavorare per molte ore in condizioni precarie. Non esistono cifre ufficiali, ma secondo una stima dell’ISTAT il lavoro irregolare in agricoltura è in costante crescita, raggiungendo percentuali superiori al 20%. Il progetto interviene in territori dove il lavoro agricolo stagionale e quello domestico è molto diffuso, come alcune aree delle provincie di Caserta, Potenza, Caltanissetta, Trapani e Siracusa.”

Ci sono dei dati che dimostrano che questo sia un problema del territorio? Quante persone sono in condizione di richiedere questo tipo di aiuto? Che platea un tale sportello può attivare e che impatto può generare? Perché proprio Gela?

Non esistono dati ufficiali ma negli ultimi anni, alcune operazioni delle forze dell’ordine hanno evidenziato come il fenomeno sia presente nelle campagne del nisseno e dell’agrigentino. Secondo le testimonianze raccolte dagli investigatori, i lavoratori per paghe esigue erano impegnati per 8 ore di lavoro al giorno, costretti a lavorare in assenza di condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro. Si tratta di persone costrette ad accettare tali condizioni di sfruttamento poiché in stato di bisogno, senza dimenticare che i “caporali” sono spesso persone che non disdegnano l’uso della violenza per intimidire le proprie vittime o costringere al silenzio chi si ribella. Ricordo il sacrificio di Adnan Siddique, ucciso nel 2020 a Caltanissetta perché aveva avuto il coraggio di denunciare una vera e propria organizzazione criminale finalizzata al caporalato composta da pakistani e italiani.

Il progetto InTRATTAbili interviene proprio a sostegno di queste persone con l’obiettivo di creare e potenziare un sistema integrato di transizione al lavoro dignitoso ed all’integrazione socio-economica, socializzazione ed integrazione comunitaria per lavoratori e lavoratrici vittime o potenziali vittime di sfruttamento. La provincia di Caltanissetta è uno dei territori interessati dalle attività del progetto. L’attivazione dello sportello a Gela va ad integrare quello già esistente nel capoluogo per potenziare i servizi a disposizione del territorio. Lo sportello è a disposizione di chiunque abbia necessità di avere una consulenza legale o di avere informazioni sulle norme che tutelano l’accesso al mondo del lavoro. Fondamentale sarà anche la collaborazione con le Istituzioni, i sindacati, le associazioni e chiunque sia impegnato a promuovere la legalità ed il rispetto della dignità delle persone. Le Reti sociali sono determinanti per rispondere in maniera puntuale ai bisogni delle persone più fragili. Per questo, come ARCI, mettiamo a disposizione del territorio i nostri servizi e nello stesso tempo ci affidiamo alle competenze degli altri soggetti della rete per offrire una risposta più precisa e puntuale a chi chiede aiuto. La scelta di Gela è strategica anche perché al centro di una vasta area territoriale che comprende anche parti delle provincie di Ragusa ed Agrigento.”

In che modo gli utenti saranno supportati? Avranno un supporto legale, interagiranno con mediatori culturali e avranno anche un sostegno di tipo psicologico?

Lo sportello sarà accessibile in presenza ed anche telefonicamente. Sulla base delle esigenze manifestate, gli utenti potranno accedere gratuitamente ad un percorso di informazione ed orientamento ai servizi, identificazione e contrasto di situazioni di sfruttamento e la consulenza legale. Si tratta di servizi individualizzati che prevedono l’intervento di professionisti con competenze specifiche nel campo della tutela legale e della mediazione culturale. Non è previsto invece dal progetto il sostegno psicologico, ma nei casi in cui fosse necessario, saranno coinvolti altri servizi territoriali promossi dall’ARCI o dagli altri soggetti della Rete.”

Il binomio lavoro/immigrazione rappresenta una questione complessa: in che modo si andrà a combattere il lavoro in nero e a favorire una reale integrazione, viste anche le attuali politiche sociali in atto in merito alla figura del migrante?

Quando si parla dei diritti delle persone non ci può essere distinzione di nazionalità. Per questo lo sportello è accessibile a tutte le persone che intendono chiedere un aiuto. È chiaro che la condizione delle persone migranti è decisamente più complicata. Intanto perché devono fare i conti con una legislazione che non li agevola nella costruzione di un percorso di vita adeguato alle proprie aspettative. L’accesso al mondo del lavoro ed ai diritti di cittadinanza non è semplice ed è ulteriormente complicato da chi utilizza il tema delle migrazioni per speculazioni politiche. Eppure, gli studi e le statistiche sul mercato del lavoro continuano a sottolineare l’urgenza di politiche di accesso che favoriscano l’arrivo di lavoratori stranieri. Di pari passo, andrebbero definite strategie di politiche sociali e culturali che favoriscano l’integrazione dei nuovi cittadini per costruire comunità aperte alle diversità, con politiche abitative e di sviluppo locale che siano in grado di rispondere ai nuovi bisogni e prospettare un futuro per le nuove generazioni.

Proprio a partire da questo approccio, il progetto InTRATTAbili prevede accanto al supporto lavorativo anche la realizzazione di eventi, attività ricreative, culturali, la messa a disposizione di spazi per l’aggregazione libera, la co-progettazione con gruppi anche informali del territorio di attività ed eventi. L’obiettivo è quello di favorire la conoscenza reciproca tra persone, per permettere di oltrepassare la definizione a volte stigmatizzante di “sfruttato” per consentire alle persone migranti e alle comunità “ospitanti” di instaurare un autentico dialogo privo di vittimizzazioni ed impliciti rapporti di forza.”

Donne: oltre al sostegno in merito allo sfruttamento lavorativo, è previsto anche un supporto riguardante eventuali violenze esercitate sul posto di lavoro?

Per le donne nello specifico, il progetto prevede servizi di ascolto, assistenza, orientamento e contrasto allo sfruttamento e alle loro necessità pratiche e strategiche, determinati nei contenuti insieme alle stesse donne attraverso l’ascolto e l’identificazione dei bisogni. Attraverso l’ascolto le donne saranno aiutate a identificare situazioni di violenza di genere, anche sul posto di lavoro, e potranno essere orientate verso servizi dedicati quali centri antiviolenza e servizi sanitari e di supporto psicologico.”

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