Pontile Sbarcatoio

PONTILE SBARCATOIO DI GELA Teatro dell’operazione HUSKY

26 Novembre 2018
notizie

Il pontile sbarcatoio rappresenta la prima costruzione in cemento armato realizzata a Gela ed un’opera essenziale per la marineria locale.

Il progetto venne realizzato nel 1911 dalla Società dell’Ing. Francesco Saverio Rossi & C.i con sede a Roma che stipulò il contratto d’appalto con il Comune, ed ultimato nel 1915.

Dopo qualche anno si rese necessario il suo prolungamento di altri 150 metri per consentire l’attracco di bastimenti di maggiore tonnellaggio. Per una serie di lungaggini burocratiche, assenza di finanziamenti e per le fasi storiche che l’Italia attraversava in quegli anni, i lavori furono ritardati; infatti il pontile fu portato alla sua attuale lunghezza solo nel 1935.

Nel luglio del 1943,le coste sabbiose di Gela furono teatro, durante la seconda guerra mondiale, dell’imponente sbarco (chiamato in codice sbarco in Sicilia) della VII Armata americana del generale Patton.

Prima dello sbarco alleato sulla costa di Gela, il comando militare dell’esercito italiano di stanza a Gela fece saltare in aria la parte centrale del pontile con una carica esplosiva per ritardare e ostacolare lo sbarco delle truppe alleate, le quali tuttavia, non ebbero nessun impedimento, per cui la demolizione fu alquanto inutile.

OPERAZIONE HUSKY

La notte tra il 9 e il 10 luglio, prima dell’alba, 3000 paracadutisti furono lanciati nell’entroterra.

Gela fu il primo luogo in Sicilia, raggiunto dalle truppe americane e la prima città libera d’Europa.

L’operazione denominata Husky fu una delle più imponenti della Seconda Guerra Mondiale e trovò nella costa di Gela, un punto ottimale proprio per l’assenza di pareti rocciose e per la presenza di un golfo molto ampio.

Le operazioni di sbarco impiegarono 150.000 uomini, 3000 navi e 4000 velivoli tra caccia e bombardieri

L’area di sbarco interessava il litorale siciliano da Licata a Siracusa.

La 7a Divisione americana del generale Patton si concentrò nelle spiagge tra Gela e Licata, mentre l’8a Armata britannica di Montgomery tra Capo Passero e Capo Murro di Porco, area che comprendeva tutto il golfo di Noto. Alla 1a Divisione Canadese furono assegnate le spiagge tra Pozzallo e Pachino.

Le operazioni di sbarco furono precedute da lancio di truppe aviotrasportate.

I lanci dagli alianti furono disastrosi per il fortissimo vento che si era alzato in quelle ore. Gli Americani finirono per lo più lontani dai punti di atterraggio previsti, mentre agli Inglesi andò anche peggio in quanto molti alianti finirono in mare, causando l’annegamento dei paracadutisti.

Generalmente la resistenza italiana fu debole a causa del vento che generò cavalloni marini, fatta eccezione per alcuni reparti che combatterono efficacemente come la 429a Batteria Costiera a difesa di Gela attaccata dai Ranger americani.

Nel settore di Gela il contrattacco italo-tedesco, fu respinto dall’artiglieria navale statunitense. La mattina del 10 luglio 1943 gli Americani occupavano il porto di Licata, mentre all’estremo opposto della zona di sbarco gli Anglo-canadesi occupavano il porto di Siracusa.

Il fascismo era caduto proprio come la Sicilia nelle mani degli Alleati.

Oggi è ancora possibile visitare la duna del generale Patton, il pontile, i fortini sparsi lungo la piana di Gela e il Castelluccio federiciano che venne usato come torre d’avvistamento e come centrale operativa della famosa Battaglia di Gela durante la seconda guerra mondiale.

per la foto di copertina si ringrazia il sito gelacittadimare.it

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